Accessorio universale, icona di stile, elemento caratterizzante del look e immancabile complemento di qualsiasi mise: parlare di borse significa addentrarsi in un tema vasto, che tocca ambiti e settori molto diversi tra loro eppure strettamente collegati. Per quanto infatti la borsa sia un elemento concernente il mondo della moda e del fashion style, è altrettanto vero che essa rappresenta anche e soprattutto una quotidianità condivisa da milioni di donne in Italia e nel mondo, e per questo motivo osservare gli andamenti dei mercati della pelletteria può essere indicativo per comprendere i meccanismi di spesa, le richieste e le necessità di un importante target di riferimento. Accanto a chi infatti nell’elemento “borsa” ricerca un simbolo di lusso e distinzione, c’è anche l’enorme schiera di “persone comuni” che riportano la borsa alla sua funzione originaria: contenere e trasportare. E quindi largo alla comodità, alla ricerca di accessori di qualità e per i quali il rapporto qualità-prezzo è valido e conveniente, ma anche e soprattutto ad una nuova consapevolezza. A questo accessorio si abbinano spesso anche le scarpe donna, settore dove l’Italia spicca per produzione e per brand.

Complici la crisi o forse la maggiore disponibilità di informazioni sui temi più disparati, quando si affronta il tema degli accessori, degli status symbol e della valenza iconica di alcuni elementi di stile torna a pesare – e non poco – anche il fattore etico. Spendere molto per una borsa o delle scarpe – oltre che economicamente insostenibile sul lungo termine per un numero crescente di persone –  è giusto? Dove è la linea di confine tra lo stile personale e l’eccesso ingiustificato? E ancora, è possibile avere sia valore etico che piacevolezza estetica?

Porsi queste domande può sembrare banale, ma aiuta ad osservare con maggiore cognizione di causa sia i dati proposti dagli studi di settore e riguardanti il trend della pelletteria in Italia e all’estero, sia le nuove tendenze che – lentamente – stanno prendendo piede, andando ad influire sul mercato per così dire “tradizionale”: ci si riferisce in particolar modo agli aspetti etici della questione, al fair trade, all’attenzione all’ambiente e alle condizioni lavorative come prerequisiti di un acquisto, ma anche alla ricerca di un valore aggiunto in termini di produzione artigiana, di lavorazione e di valorizzazione di percorsi personali. Come a dire, meglio una borsa in meno, purché abbia una marcia in più.

Basta dare un occhi agli studi recenti sul settore per capire che il mercato è un po’ in fase di stallo. L’Aimpes (Associazione Italiana Manifatturieri Pelli e Succedanei), nel suo rapporto sul 2016, ha infatti segnalato una flessione del 2% sul fatturato della pelletteria italiana nel corso dell’anno scorso, flessione che ha anche generato un rallentamento delle esportazioni. Nonostante il saldo della bilancia commerciale sul settore sia rimasto positivo nel suo complesso, una certa inversione di tendenza innegabilmente c’è. Si tratta in prevalenza di una difficoltà del settore lusso, caratterizzato da un rallentamento evidente e da previsioni di crescita a tassi medi molto più moderati rispetto agli anni scorsi. Allo stesso modo, è stata evidenziata dall’Aimpes una lieve crescita dei consumi delle famiglie italiane: questa crescita ha però investito principalmente gli articoli da lavoro, la piccola pelletteria, le scarpe da donna e i borsoni da viaggio, mentre il settore delle borsette da donna è rimasto in sofferenza. Inoltre, il prezzo medio dei prodotti richiesti per il mercato domestico conferma il calo di appeal per i prodotti della fascia medio/alta. Un cambio di tendenza definitivo?