Al giorno d’oggi, la chirurgia protesica dell’anca non è più riservata esclusivamente alle persone della terza età, dato che anche i giovani, nella maggior parte dei casi ex sportivi, spesso devono fare i conti con questo problema, che comporta una diminuzione della qualità della vita. Infatti, la degenerazione dell’articolazione può portare alla comparsa del dolore, che limita le normali attività quotidiane, come lo svago, il lavoro e l’allenamento.

All’inizio si manifesta solo in caso di uso esagerato dell’anca, ma in seguito anche quando questa viene mantenuta a riposo. Le cause che determinano il danneggiamento dell’articolazione possono essere svariate: traumatiche, artrosiche, congenite o infettive. A spiegare nel dettaglio questi importanti concetti è il Dott. Carmine Naccari Carlizzi, specialista in Ortopedia ed in Medicina dello Sport.

Protesi d’anca: quando si rende necessaria?

Un intervento di protesi d’anca diventa necessario quando l’articolazione che unisce femore ed acetabolo subisce delle alterazioni. Ciò può avvenire a seguito della comparsa dell’osteoartrosi, dell’artrite reumatoide o di una frattura ossea. Tuttavia, all’origine di un danno all’anca vi possono essere anche altre cause, come la necrosi avascolare, l’abuso di alcol, la malattia di Paget, la displasia congenita dell’anca e tumori ossei.

L’operazione è invasiva e richiede una riabilitazione accurata. Tuttavia, è bene sottolineare che nella maggior parte dei casi i risultati che si ottengono sono più che soddisfacenti. Infatti, il paziente riesce a condurre un’esistenza normale, senza dover sottostare a particolari limiti. Questo perché il dolore diminuisce e la mobilità articolare, nonché le capacità motorie, migliorano drasticamente.

Intervento protesi d’anca: qual è la procedura prevista?

In caso di intervento è possibile procedere in tre modi differenti. Di fatto, il chirurgo può propendere per un’artoprotesi, che prevede la sostituzione totale di entrambe le componenti articolari: femore e acetabolo. Tuttavia, esiste anche la possibilità di una endoprotesi, che consente di preservare l’acetabolo, poiché determina una sostituzione parziale dell’anca. In caso di pazienti giovani e non affetti da osteoporosi, spesso si predilige l’impianto di una protesi parziale, che assicura la conservazione del collo del femore.

L’intervento di protesi d’anca, che si esegue nella maggior parte dei casi in anestesia generale, prevede un’incisione di circa 12 centimetri e l’asportazione della parte superiore del femore e della porzione di acetabolo. A questo punto viene attuata la sostituzione dell’anca con una protesi, ma non prima dei dovuti preparativi. Per saperne di più puoi leggere cosa dice il dott. Naccari Carlizzi sulle protesi all’anca, che è un esperto in questo tipo di intervento.

Ѐ bene sottolineare che prima dell’operazione il chirurgo sceglie la protesi più appropriata da impiantare, in base all’età, alla patologia riscontrata, al peso corporeo e ad eventuali allergie del paziente. La durata di una protesi può variare dallo stato di salute dell’osso in cui viene impiantata, dalla cura che ne ha il paziente e dalla tipologia della protesi stessa. In generale, le meno durature sono le endoprotesi, mentre quelle più resistenti sono le protesi totali, che possono rimanere perfettamente funzionali anche per tutta la vita.

Riabilitazione: cosa richiede e quanto dura?

Le persone che si sottopongono ad un intervento di protesi d’anca devono sostenere un’accurata riabilitazione, che prevede delle tappe obbligate. Infatti, solo così è possibile riprendere un’esistenza il più possibile normale. Di fatto, finché i pazienti non tornano a camminare normalmente vengono sottoposti ad una profilassi antitromboembolica con eparina. Tuttavia, viene richiesto anche l’impiego delle calze elastiche.

A partire dal secondo giorno di convalescenza, il paziente viene fatto sedere sul letto e viene attuata la mobilitazione passiva continua dell’arto tramite l’impiego di un dispositivo meccanico apposito. Solo il terzo giorno viene consentito il carico con un carrello deambulatore, che viene sostituito in seguito da delle stampelle. Successivamente, il paziente deve seguire una specifica riabilitazione presso una struttura specializzata, in modo da avere la possibilità di sfruttare i benefici terapeutici dell’acqua.

Ma come fare per mantenere in buona salute le protesi impiantate? Basta seguire alcuni accorgimenti, come tenere sotto controllo il peso, non accavallare le gambe ed utilizzare un gabinetto rialzato. Ѐ possibile praticare attività fisica, meglio se nuoto o bicicletta, fatta eccezione per i soggetti che sono stati sottoposti ad un intervento di sostituzione parziale dell’anca.