Quando un medico consiglia di effettuare dei test intolleranze alimentari, una serie di domande e perplessità affollano spontaneamente la mente del paziente: a chi ci si deve rivolgere? dove e come possono essere effettuati? quanto sono attendibili? cosa significa un’eventuale positività? e quali misure serve adottare in seguito? Le risposte in qualche caso sono delle semplici, in altri richiedono ragionamenti più strutturati.

Per andare con ordine, allora, serve innanzitutto distinguere un’intolleranza da una vera e propria allergia alimentare: gli esperti del settore sono ormai d’accordo nel definire la prima come una sorta di difficoltà dell’organismo a digerire e assimilare una certa tipologia di alimenti, difficoltà che in alcuni casi si trasforma in una vera e propria incapacità e che può presentarsi, nei casi più comuni, con disturbi a livello dell’apparato digerente o con sintomi più generici di malessere come mal di testa, stanchezza e spossatezza, eccetera.

Cosa sono e dove si fanno i test per le intolleranze alimentari

È già facile capire così allora che i test per le intolleranze alimentari e quelli per le allergie sono molto diversi e che, nel primo caso, si tratta di operazioni molto più semplici che possono essere svolte con l’aiuto del proprio medico di famiglia, rivolgendosi a un comune centro diagnostico o addirittura a una farmacia ben fornita. Quasi sempre, del resto, per accorgersi di un’intolleranza alimentare basta seguire, per un periodo limitato di tempo, un regime alimentare a esclusione e, cioè, smettere di assumere alternativamente gli alimenti per cui si sospetta di avere un’intolleranza e i loro derivati e osservare l’effetto sul proprio organismo di una simile dieta senza. Se ciò non dovesse bastare si può optare per dei test più strutturati. A questo proposito vale la pena osservare come il mondo dei test per intolleranze alimentari sia ancora piuttosto nebuloso e dominato da correnti di pensiero diverse. Spesso si confondono test per le intolleranze con test per le allergie, nonostante i risultati possono essere anche molto diversi (si può essere intolleranti a un alimento, senza però esserne allergici e in questo caso quello che verrebbe fuori da un test di allergia sarebbe solo un falso negativo). Soprattutto, la maggior parte delle figure mediche contempla come intolleranze alimentari solo quella per il lattosio e per il glutine: di conseguenza, gli unici test veramente riconosciuti in campo di intolleranze alimentari sono il Breath Test  e il test per la celiachia. Nel primo caso viene somministrata una piccola quantità di lattosio, non pericolosa, al paziente e dopo un certo intervallo di tempo viene valutata la presenza di idrogeno nell’espirato: ripetuto a distanza di qualche ora questo test rivela appunto l’intolleranza a latte e derivati. Nel caso della celiachia, il test è invece un particolare esame del sangue in cui vengono dosati gli anticorpi IgG e IgA. Per gli altri cibi non esistono test per le intolleranze alimentari ufficialmente riconosciuti: c’è chi usa il test DRIA che valuta la riduzione della forza muscolare a seguito dell’assunzione di sostanze nocive, ma esistono ancora dubbi sulla sua efficacia.